di Nello Cristaudo
Giuseppe Pagano, 19 anni, di Squinzano (Le) è il vincitore del concorso nazionale de “Il più bello d’Italia”, la cui finale si è tenuta nella magica cornice del Teatro Italia di Roma. Il diciannovenne salentino ha trionfato avendo la meglio sugli altri 99 partecipanti provenienti da tutta Italia. Un traguardo raggiunto con sacrifici e costanza, che rappresenta la voglia del riscatto di un giovane del sud con un forte desiderio di emergere in un mondo etereo, considerato spesso il trampolino di lancio per chi vuole fare la carriera nel mondo dello spettacolo o della moda, ritenuta sovente appannaggio solo di pochi eletti per lo più provenienti dal triangolo economico del nord Italia.
Giuseppe, frequenta l’ultimo anno dell’istituto tecnico commerciale, è alto 1.84 e pesa 80 kg, pieno di iniziative e con tanta voglia di fare. Un giovane normalissimo come tanti altri, che pratica sport – calcio innanzi tutto con il ruolo di portiere – tennis e va in palestra, che vive le delicate situazioni sentimentali “incasinate”, come lui stesso le definisce, nel senso che come tutti i suoi coetanei non è ancora riuscito a trovare l’anima gemella. Una persona che conosce le difficoltà della vita, avendole vissute in prima persona, cui spesso, nonostante la nostra volontà, bisogna confrontarsi specialmente chi come lui è cresciuto solo con l’affetto della mamma, dei nonni e degli zii materni.
Abbiamo posto al vincitore alcune domande cui, non ha mancato con molta cortesia, di rispondere.
Quali sono le tue prospettive per il futuro?
Intanto finire gli studi e prendere, quindi, il diploma. Il cinema ed il teatro mi hanno, sin da piccolo, interessato ed affascinato. Vorrei avere l’opportunità di frequentare delle ottime scuole in questo campo ma non disdico il mondo della moda, che considero interessante ed una buona palestra di lancio. Spero di avere la possibilità di poter realizzare il mio sogno.
Il concorso “il più bello d’Italia” cui hai partecipato e vinto, ha portato alla notorietà diversi personaggi dello spettacolo come Gabriel Garko, Walter Nudo, Ettore Bassi e Giorgio Mastrota. Cosa ti aspetti adesso e come ti poni nei confronti di ciò che rappresenta questa vetrina?
Intanto ringrazio tutta l’organizzazione e, in particolare, la giuria che mi ha votato. Si sono cosciente che da questo concorso mi si possono offrire delle occasioni e me lo auguro, molto francamente. Certo percorrere la carriera che hanno fatto gli attori e gli uomini di spettacolo da te citati, sarebbe un sogno che si concretizzerebbe. Ma da parte mia so che dovrò impegnarmi tanto e studiare, rimanendo sempre però con i piedi per terra e cercando di mettere in pratica gli insegnamenti datemi da mia madre, cui devo tantissimo, e dai familiari: umiltà innanzi tutto, onestà e coerenza. Sono abbastanza realista e consapevole del fatto che è difficile entrare in questo mondo ed affermarsi. Per cui proseguirò la mia vita normalmente impegnandomi nello studio e in qualche corso di aggiornamento e, se dovesse presentarsi qualche opportunità, la coglierò al volo.
Cosa significa per te la bellezza e quanto essa è importante oggigiorno?
La bellezza per me è un qualcosa che deve, quando la si ha, riuscire ad appagare l’animo umano attraverso i sensi diventando oggetto di contemplazione e di ammirazione. Ma ritengo che sia una qualità di ciò che appare o è ritenuto bello. Essa è soggettiva e non segue dei canoni ben precisi. Quando giudichiamo bello un oggetto, un’opera d’arte, un paesaggio, una persona, nel nostro giudizio si manifesta qualcosa che sentiamo e che nello stesso tempo non riusciamo a definire e a dire in termini concettuali.
Cosa pensi di ciò che si dice, nell’immaginario collettivo, sui modelli, sulla loro sessualità, sulle loro tendenze?
Sul mondo dello spettacolo e della moda si dicono un sacco di cose, per lo più negative: in genere viene definito come un mondo fatto di droga, sesso e compromessi. Molti pensano che, per lavorarci, obbligatoriamente si debba scendere a compromessi e assecondare le richieste di chi ti sta promettendo un lavoro. Sono convinto che se una persona ha delle qualità, mette un impegno costante e ci crede fortemente, prima o poi emergerà senza bisogno di svendere la propria persona. Mi sono sempre confrontato ed accostato a questo mondo con i valori che la mia famiglia mi ha insegnato e ne andrò sempre fiero, cercando di non farmi cooptare in certi giri rimanendo il più possibile pulito ed integro
A chi dedichi questa vittoria? E che cosa ti ha lasciato e che tipo di esperienza è stata?
La dedico, innanzi tutto a mia madre, che ha sempre creduto in me, e poi alla mia famiglia e ai miei amici. E’ stata un esperienza unica nel suo genere, che mi ha fatto crescere molto, che mi ha insegnato tante cose. Ho conosciuto persone splendide, meravigliose, straordinarie e professionali, con un talento innato che mi hanno dato tanto e a cui sono molto grato. Mi ha lasciato la voglia di andare avanti con più determinazione per raggiungere un domani traguardi ben precisi che per ora mi appaiono utopici.
Prospettive per il futuro?
Lavorare nel mondo del cinema a cui mi sento legato sin da quando ero in tenera età e spero di poterci riuscire, anche se dovrò faticare molto per poterne trarre dei buoni frutti. Mi prodigherò per poter partecipare ad un corso di dizione al fine di migliorare la mia pronucia e togliere le inflessioni dialettali.
Hai dei modelli a cui ti ispiri nello scenario cinematografico?
Si, i miei attori preferiti sono Alessandro Gasman, Luca Ward e Brad Pitt.
È evidente che c’è, come affiora dalle risposte, una forte voglia di riscatto e di emergere fortemente per affermarsi, in particolar modo, nel mondo dello spettacolo o della moda, a cui spesso i media ci hanno abituato facendocelo intravedere come una sorta di “mondo edulcorato” dove, invece, dietro ci stanno un sacco di sacrifici per poter spiccare e dove è necessario, per raggiungere livelli ottimali di preparazione, un lungo excursus di studi, sforzi e fatiche.
Analizzare il concetto di bellezza, oggi, significa uscire fuori dai canoni tradizionali a cui nel tempo siamo stati abituati. Recenti scoperte nel campo della psicologia, volendo comprendere quali sono i meccanismi che ci portano ad una valutazione estetica, fanno ricorso allo studio dei fenomeni percettivi, i quali ci suggeriscono che quando i nostri sensi ci trasmettono sensazioni piacevoli, che si avvertano istantaneamente e che tendono a collegarsi ad un contenuto emozionale positivo, (consciamente o inconsciamente filtrato da un canone di riferimento che è già in nostro possesso) è allora che stiamo osservando, notando o ascoltando qualcosa di bello. Per cui il canone di bellezza di cui parliamo, può essere acquisito da innumerevoli fattori: istruzione, consuetudine sociale, per una precedente esperienza analoga a quella che stiamo vivendo, che il nostro cervello ha memorizzato come risposta positiva allo stimolo ricevuto dall’esterno. In sostanza, quindi, una sorta di rivoluzione nei modi e nei termini per definire la bellezza.
Attraverso i concorsi di bellezza è importante mandare dei messaggi alle giovani generazioni: non bisogna, avere per forza di cose, una stereotipa immagine ben delineata dagli effetti negativi che ci vengono propinati da una certa uniformità di massa, ma avere presente, invece, una visione equilibrata, armoniosa e non distorta del proprio corpo senza generare una vera e propria malattia non accettandosi per come si è. In questo percorso, lungo ed arduo, una parte importante la fa la famiglia, ma anche le agenzie educative e l’intera società che dovrebbe mutare il proprio ruolo d’approccio a ciò che viene considerato bellezza senza imporre una idea dominante dell’aspetto del bello.